La tradizione figulina

È un legame ormai indissolubile quello che sussiste tra i fischietti di terracotta e Rutigliano. La cittadina di origine medievale adagiata sui primi rialzi delle Murge baresi ha raggiunto una straordinaria notorietà in Italia e all’estero grazie a questi colorati e simpatici manufatti.
Una produzione artigianale, le cui origini si perdono nel tempo, dai molteplici significati che si snodano tra sacro e profano, tra valenze magico-apotropaiche e rituali religiosi, tra simboli erotici e antica tradizione figulina.
Già, l’arte di modellare l’argilla è qui antica quanto la stessa storia della presenza dell’uomo in questo territorio: risalgono al Neolitico, ben ottomila anni fa, i segni dell’antropizzazione lungo le lame (antichi corsi d’acqua, ora a secco, che abbracciano l’attuale centro abitato); fra i reperti rinvenuti nelle campagne di scavo archeologico, in gran numero sono i resti di contenitori in argilla decorati ad impressioni a crudo, prodotti per contenere soprattutto grano e orzo.
Una produzione ceramica favorita dalla copiosa presenza nell’area di Rutigliano di un tipo particolare di argilla dalle sfumature rossicce (la «terra rossa»), che tanta fortuna ha rappresentato per l’economia di questo territorio.
Grazie all’argilla, infatti, si è sviluppata nel corso dei secoli una attività lavorativa che ha fatto di Rutigliano fino a qualche decennio fa uno dei centri più fiorenti dell’Italia meridionale per la produzione di ceramica da fuoco: tegami, pignate, vasi, anfore, qui prodotti, venivano commercializzati nei mercati e nelle fiere di molte città italiane. Oggi, però, vi è rimasta una sola bottega a mantenere viva una tradizione artigianale che ha marcato indelebilmente la storia economica e sociale di Rutigliano: quella di Tonino Samarelli, che continua a modellare con abile maestria le sue inconfondibili “pignate” al tornio, prima di cuocerle in una fornace che risale al ‘700.
A proposito di fornaci, quelle di Rutigliano erano già celebri nel 1279: quell’anno, su volere dell’imperatore Federico II, giunsero qui alcuni mastri dalla Sicilia per la cottura dei mattoni maiolicati destinati alla cappella del castello di Bari; più tardi, sempre nelle fornaci di questa città furono realizzate, tra il 1535 e il 1546, sotto la guida esperta del maestro Luca Iudice, giunto appositamente da Napoli, le maioliche che rivestirono il pavimento della cripta della basilica di San Nicola in Bari, un colorato tappeto purtroppo andato perduto.
Accanto alla produzione di vasi, tegole, suppellettili e stoviglie di uso domestico, il figulo (dal latino “figulus”, vasaio) rutiglianese ha sempre affiancato la creazione di “giocattoli rompitimpani” (i “tintinnabula” di età romana) destinati soprattutto al diletto dei bambini. Questi manufatti erano caratterizzati inizialmente da raffigurazioni zoomorfe dalle simbologie di natura propiziatoria.
Tra le rappresentazioni più diffuse vi era il “gallo”: non è un caso che il fischietto più antico finora rinvenuto nella zona di Rutigliano sia proprio un bel gallo di terracotta con tanto di zufolo, databile al XIV secolo. Galletti fischianti di terracotta ancora oggi protagonisti nella tradizionale festa di Sant’Antonio Abate, che si celebra il 17 Gennaio.
Per antica e radicata usanza, infatti, in questo giorno gli uomini di tutte le età di questa città donano alle proprie donne il “gallo-fischietto” come dichiarazione d’amore. Ma il 17 Gennaio segna anche l’inizio del Carnevale, ossia dell’unico periodo dell’anno deputato sin dal Medioevo alla sovversione dell’ordine stabilito e del rovesciamento dei ruoli. Capita così che un umile artigiano approfitti dell’atmosfera carnascialesca, senza il timore di essere perseguito, per schernire le personalità più in vista della città (e successivamente, per estensione, del panorama politico nazionale, dello sport, della televisione…), nell’illusione di sentirsi, per una volta, su un gradino più alto del “padrone”, del superiore o del rappresentante del potere, come il sindaco, i carabinieri, l’arciprete: personaggi riprodotti in furbeschi e ironici pupi sonanti di argilla.
Sono i caratteristici fischietti di terracotta di Rutigliano, ormai autentici oggetti di culto, che hanno la loro straordinaria ribalta nazionale durante la celeberrima Fiera di gennaio, cui dal 1989 si abbina il Concorso Nazionale del Fischietto in Terracotta “Città di Rutigliano”, la competizione artistica, prima nel suo genere in Italia, che annualmente vede protagonisti i più importanti artisti italiani della terracotta, le cui opere si possono oggi ammirare nel Museo Civico del Fischietto in Terracotta “Domenico Divella”, dal 2004 allestito al primo piano di Palazzo San Domenico.
Dal 2003 i fischietti realizzati dagli artigiani di Rutigliano, hanno ottenuto il marchio di riconoscimento De.Co. (Denominazione Comunale di Origine) per la tutela e la valorizzazione di un’arte profondamente radicata nella storia di questa città.
Una storia tutta da scoprire. In un fischio!
Info e recapiti
Museo del Fischietto "Domenico Divella"
Via L. Tarantini, 28
70018 Rutigliano (Ba)
Tel e fax: 080/4767306
info@museodelfischietto.it
Scrivici!
